Recensione: “La figlia del faraone”

Buongiorno amici lettori e buona domenica!

Oggi vi scrivo una bella recensione sull’ultimo romanzo che ho letto, posso anticipare che l’ho trovato molto gradevole. Ma vediamo subito le informazioni sul romanzo.

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Titolo: La figlia del faraone

Autore: Mesu Andrews

Editore: Piemme

Prezzo: 18,50 euro

Trama: È un giorno caldissimo quello in cui, sulle rive del Nilo, Anippe, figlia del faraone Akhenaton, si accorge in lontananza di un oggetto trascinato dalle correnti. Da quando suo padre è morto, e suo fratello Tutankhamen è salito al trono, la ragazza è stata data in sposa a Sebak, uno dei capitani dell’esercito del faraone. Non ancora madre, e col terrore di perdere la vita dando alla luce un figlio, Anippe si rende conto che l’oggetto regalatole dalle acque è un cesto, e che dentro c’è un neonato: senza pensarci due volte, decide di prendere il bambino con sé, e di spacciarlo per il figlio che suo marito vorrebbe da lei. Ma Anippe sa che la sua decisione avrà delle conseguenze: quel bambino è ebreo, figlio di una schiava, affidato al fiume perché possa sfuggire alla persecuzione contro la sua religione, voluta dal faraone stesso. Così, l’uomo che per il suo popolo sarà Mosè, crescerà col nome di Mehy alla corte dei faraoni, come un principe. Mentre Anippe tesserà una tela sempre più grande di inganni e bugie per proteggere quello che per lei è più di un figlio.

Come ci spiega la trama, la storia narra la vita di Anippe, sorella del faraone Tut. Anippe è una giovane principessa dalla vita travagliata. Figlia del faraone Eretico, sorella di un nuovo faraone bambino e di una sorellina capricciosa, Ankhe. La protagonista vede la propria madre morire di parto e ne rimane profondamente traumatizzata, tanto che, quando il fratello decide di darla in sposa a un ufficiale, cercherà con ogni mezzo di evitare una spiacevole gravidanza.

A risolvere tutti i suoi problemi però ci penserà l’editto emanato da Tut, che prevede la morte di tutti i bambini ebrei maschi come rito propiziatorio per la nascita del suo futuro erede. Una famiglia però, decide di salvare il piccolo Mosè affidandolo ad un cesto di vimini ricoperto di pece, che verrà ritrovato proprio da Anippe.

E’ molto facile immaginare come Anippe abbia visto in quel bimbo la risoluzione di tutti i suoi problemi.

Questo rappresenta l’inizio della storia di Mosè, detto Mehy alla corte del faraone. Non starò a raccontare tutti i dettagli altrimenti vi rovino la storia, però posso dire che il romanzo è molto scorrevole e piacevole.

Si intrecciano con abilità le vite degli egizi e degli ebrei, lo stile di vita, la quotidianità. Ci sono innumerevoli personaggi degni di nota, come Mered, capofilanda e grande amico del marito di Anippe, Miriam la sorellina naturale del piccolo Mosè e tanti altri.

L’unico appunto che voglio fare riguarda il personaggio di Ankhe. Viene rappresentata come una giovane piena di risentimento, sempre arrabbiata, infelice. La sua uscita di scena però è stata talmente veloce da non lasciare il segno. Insomma per un personaggio così importante io avrei preferito un maggiore rilievo.

Tutto sommato però ho letto il libro molto volentieri e lo consiglio a tutti gli amanti dell’antico Egitto.

Valutazione: 4 su 5

Alla prossima,

Mia

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